Il maestro
“Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! [...] A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque, la vostra! In questi casi, ai poliziotti si danno i fiori, amici.”
Con la poesia il Pci ai giovani, pubblicata dalla rivista L’Espresso, Pier Paolo Pasolini commentò gli scontri tra la polizia e gli studenti di architettura di qualche settimana prima a Valle Giulia. Parole che fecero scandalo e che fu difficile “digerire” tra chi si era riconosciuto nelle lotte del movimento degli studenti del ‘68 che, proprio nelle giornate che avevano preceduto e seguito “la battaglia di Valle Giulia”, aveva assunto una nuova consapevolezza.
“Non siam scappati più...” cantava Paolo Pietrangeli e ripetevano, in tante altre occasioni simili, gli studenti che si stavano mobilitando in tutto il Paese.
Eppure… Eppure, se non fosse stato ucciso soltanto due anni prima, quell’invettiva avrebbe avuto ancora più ragione di essere lanciata di fronte allo scempio che si stava consumando in quel terribile inverno del 1977. Nei mesi successivi alla pubblicazione della poesia infuriò un’accesa polemica, alimentata da distorsioni e strumentalizzazioni, e L’Espresso decise di mettere direttamente a confronto Pasolini con Vittorio Foa segretario della Cgil e Claudio Petruccioli segretario della Fgci. [...] Incalzato dagli interlocutori e accusato di avere “una visione immobilistica della lotta di classe”, Pasolini replicò: “Il vero bersaglio della mia collera non sono tanto i giovani, che ho voluto provocare per suscitare con essi un dibattito franco e fraterno; l’oggetto del mio disprezzo sono quegli adulti, quei miei coetanei, che si ricreano una specie di verginità adulando i ragazzi”.
E allora, perché pubblicare una poesia, per stessa ammissione dell’autore, “brutta” e “sdoppiata”? Ho una mia idea ma debbo ammettere di non conoscere a sufficienza Pier Paolo Pasolini e potrei commettere il grossolano errore, in realtà praticato come sport nazionale, di modellare il pensiero altrui ai nostri desiderata. Mi soccorre un’amica, Annamaria Palmieri, una studiosa che ha orientato la propria navigazione muovendosi tra don Milani e Pasolini anche quando ha ricoperto, per dieci anni, la responsabilità di assessora all’istruzione in città.
da Una Rosa nel cuore - 7.5 Il maestro (pagg. 154-155)
Uno stralcio del testo della poesia
La canzone di Paolo Pietrangeli e diversi filmati d'archivio