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ENRICO BERLINGUER

La mia tessera n. 572671...
...con gli occhi pieni di lacrime e un vuoto che non sarebbe più stato colmato.
da UNA ROSA NEL CUORE 6.4 QUALCUNO ERA COMUNISTA (pagg. 124 - 125)
Enrico Berlinguer è stato, forse, la principale ragione, insieme a Pietro Ingrao, per la quale il distacco con la casa madre non si era mai consumato completamente.   La mia tessera n. 572671 del Partito Comunista Italiano del 1985 celebra il quarantennale della Liberazione e riporta una foto del segretario, sorridente, che saluta i partecipanti a una manifestazione. Un rientro caratterizzato da una forte carica emotiva ma, in fondo, la politica dovrebbe essere fatta anche di emozioni, di lacrime e sorrisi da condividere, da amplificare con un "noi" che non è, non deve mai essere, la sola somma di tanti "io".
A settembre del 1976 a Napoli si tenne la festa nazionale dell’Unità. Ci passavamo intere giornate, passeggiando nei viali della Mostra d’Oltremare, ascoltando qualche dibattito ma, soprattutto, non perdendoci neanche un concerto, da Lucio Dalla a Max Roach, ballando al ritmo scandito dai musicisti cubani o dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare, gridando «El pueblo unido jamàs serà vencido!» con gli Inti Illimani.
Tra quel milione di persone che parteciparono al comizio finale di Enrico Berlinguer ero a casa mia. Non ho mai creduto alla favola dei dirigenti moderati e della base rivoluzionaria. Quel milione di pugni alzato al cielo per sottolineare le parole di Berlinguer, quell’«En-ri-co! En-rico!» ritmato, unica concessione al “culto della personalità” che ci faceva orrore, Bandiera rossa cantata tutti insieme e chi se ne frega se, poi, si inneggia a Gramsci o a Mao. Insomma, se c'era una mediazione da fare, se c'era un compromesso da ricercare, non aveva senso ridursi a un microcosmo di dirigenti rissosi, scollegati dalle masse. Era necessario entrare in connessione con quel popolo, starci dentro, essere accettato e riconosciuto come compagno di lotta, militante tra militanti.
[…] Non potevamo ancora sapere che il momento più alto di mobilitazione popolare nel nostro Paese, sarebbe coinciso con la tragica partecipazione ai funerali di Enrico Berlinguer di milioni di persone, in presenza o con il cuore, con gli occhi pieni di lacrime e un vuoto che non sarebbe più stato colmato. Meglio, allora, affidarsi alle parole (in musica) di Alessandro Luporini e Giorgio Gaberscik, in arte Gaber.



Le foto della Festa nazionale dell’Unità di Napoli 1976 [CLICCA QUI]

L'articolo di Luisa Cavaliere "Com'era bello il PCI che guardava al futuro" [CLICCA QUI]


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