UNA ROSA NEL CUORE 1.3 LA ROSA E LA TONACA - Giovanni Paonessa official web site

official web site
CharitY
Vai ai contenuti

UNA ROSA NEL CUORE 1.3 LA ROSA E LA TONACA

1.3 La Rosa e la tonaca
(pagg. 11-12)
 
... i due testi di don Lorenzo Milani che hanno segnato la mia vita: L’obbedienza non è più una virtù e Lettera ad una professoressa. Dal primo appresi che: “Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. Consumai quelle pagine, intrecciando i miei pensieri con La guerra di Piero che, con fatica, provavo a suonare con la chitarra (marca Crucianelli), che mi era stata regalata dai miei genitori alla Befana e che, alcuni anni dopo, avrebbe avuto migliore sorte tra le mani di mio fratello Corrado. Decisi che, quando sarebbe arrivato il momento, avrei praticato l’obiezione di coscienza, non sarei partito per “andare militare”. All’epoca l’obiezione era un reato perseguito con la carcerazione ma, fortunatamente, quando venne il mio turno, era da poco vigente una legge che permetteva, in alternativa, di svolgere il servizio civile per 18 mesi invece dei 12 stabiliti per i militari di leva. Avrei avuto il coraggio di farmi arrestare? Non lo so, non lo sapremo mai. Certo non avrei saputo trovare le parole che, nel febbraio del 1914, Rosa Luxemburg urlò nel Tribunale di Francoforte nel corso del processo per l’accusa di incitamento alla diserzione. “Il procuratore di stato ha detto testualmente – me lo sono annotato – che egli propone l’arresto immediato perché ‘sarebbe inconcepibile che l’accusata non tentasse la fuga’. Ciò vuol dire in altre parole: se io, procuratore di stato, avessi da scontare un anno di carcere, io tenterei la fuga. Signor procuratore, le credo, lei fuggirebbe. Un socialdemocratico non fugge. Egli conferma i suoi atti e se ne ride dei suoi castighi. E adesso mi condannino."  per il testo integrale [CLICCA QUI]
Mi trovavo in sintonia con don Milani. Un prete. Ma non mi ero appena dichiarato ateo e comunista? Nella chiesa del paese, sebbene gestita da francescani, avevano spiegato a me e a Silvano che con i capelli lunghi e vestiti in quel modo non era il caso che entrassimo nella casa di Dio. Quanto meno, era preferibile che evitassimo la messa di mezzogiorno, quella che, nel vissuto comune, era considerata “la messa dei signori”. Non avendo certezze in merito al fuso orario da applicare all’orologio di Dio, decidemmo di rinunciarvi del tutto, giusto per evitare fraintendimenti e per non turbare ulteriormente i nostri concittadini. Mi restò la lettura dei libri di don Milani. Non contento di avere influenzato la mia scelta pacifista, questo piccolo prete di campagna riuscì a fulminarmi con un altro concetto semplice ma efficace: “l’operaio conosce cento parole, il padrone mille, per questo è lui il padrone”.  Avrei provato, in tutti i modi e in tutte le sedi, a battermi perché quel divario si potesse superare. “Perché è solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli”.

La prima marcia della Pace Perugia-Assisi
Diana Colella - Corrado Paonessa
La ferma condanna della guerra. Stralci da alcune lettere di Rosa Luxemburg
Se si pretende da noi che leviamo l'arma omicida contro i nostri fratelli francesi e altri fratelli stranieri, noi dichiariamo «No, non lo facciamo!»

Nota introduttiva di Lelio Basso a Militarismo, guerra e classe operaia
Abbiamo ampiamente illustrato nell'introduzione l'importanza che l'antimilitarismo assumeva nella concezione generale che Rosa Luxemburg aveva della società capitalistica ... per continuare
Fabrizio De Andrè, La guerra di Piero (1966)
Giovanni Paonessa - official web site
info@giovannipaonessa.it


Torna ai contenuti