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da UNA ROSA NEL CUORE: 6.1 UNIRE E' DIFFICILE; 6.2 UNIRE E' IMPOSSIBILE!

Eppure, la cosa più difficile, quasi impossibile, sempre e soltanto contingente, mai in grado di durare nel tempo, è risultata proprio la capacità di lavorare assieme. Ed il Partito, il luogo per eccellenza nel quale sarebbe stato necessario trovare il più solido legame tra i militanti, è risultato viceversa la principale sede per amplificare e moltiplicare le divisioni. [...] Conservo in una piccola scatola di metallo tutte le tessere che ho avuto e delle quali non mi vergogno. La prima è quella del Circolo culturale La Comune, una rete nazionale promossa da Dario Fo e Franca Rame, indispensabile per accedere ai loro spettacoli che, non di rado, venivano interrotti dalla polizia. [...] La tipica riproduzione in bianco e nero del mezzobusto di Carlo Marx occupa buona parte della prima facciata della mia tessera n. 7879 del 1974, accompagnata dalla scritta “il manifesto per il comunismo”. Sul retro l’impegnativo proposito di creare “una nuova forza politica per una alternativa di classe”. Negli anni precedenti l’organizzazione politica il Manifesto non aveva fatto ricorso al tesseramento e, caso abbastanza raro nella pur travagliata storia del movimento operaio mondiale, i possessori della tessera ebbero la possibilità di partecipare direttamente al congresso di scioglimento che si sarebbe tenuto a Roma il 12, 13 e 14 luglio concluso da Lucio Magri al grido: «Il Manifesto è morto! Viva il Manifesto!». In realtà, era già previsto che la nuova forza politica da costruire sarebbe stata quella da fondare insieme alle altre componenti segnate dalla sconfitta elettorale del 1972. Infatti, le minoranze del Psiup e del Mpl, che avevano scelto di non confluire nel Pci e nel Psi, avevano dato vita al Partito di Unità Proletaria che, a sua volta e con il medesimo obiettivo, si sarebbe sciolto nel corso del congresso di Firenze del 19, 20 e 21 luglio. Sebbene fosse di fatto già arrivata a un punto di non ritorno, la fusione rischiò di arrestarsi sul nascere, bloccata da rilevanti disquisizioni semantiche e semiotiche che avrebbero dovuto far riflettere su quello che sarebbe avvenuto nei mesi a seguire. [...] La mia tessera n. 11.207 del 1975 è caratterizzata da una rielaborazione grafica del simbolo e dalla scritta “Unità proletaria per il comunismo” mentre sul retro è ribadito l’impegno per la costruzione di “una nuova forza politica per una alternativa di classe”. Era quindi nato il partito che, collocandosi alla sinistra del Pci, avrebbe potuto dare nuova voce a un progetto comunista o, quanto meno, provare a farlo? Quell’anno, alla manifestazione del primo maggio, ci inventammo un nuovo slogan: «Compagno Berlinguer, mettilo bene in testa, ormai l’unità non è solo una festa, al compromesso storico spira aria contraria, adesso l’unità è quella proletaria». Le condizioni sembravano esserci tutte. La classe operaia aveva raggiunto un grado di maturità che rendeva immediatamente politiche anche le rivendicazioni ascrivibili alla “lotta di classe elementare” e, seppure con forme e modalità diverse dagli anni precedenti, il movimento degli studenti riusciva a rappresentare una spina nel fianco per la società. Inoltre, in modo tumultuoso e con forme del tutto differenti da quelle fino a quel momento conosciute, il movimento femminista stava occupando il centro della scena politica e sociale. E niente sarebbe stato più come prima!  Per approfondire [CLICCA QUI]
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