8.1 Ci vuole Courage, molto Courage
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L’esperienza nel movimento universitario si poteva considerare conclusa. Partecipammo ancora a qualche assemblea, alle ultime manifestazioni che, sempre di più, vedevano contrapposti i servizi d’ordine del sindacato e delle
frange più estreme del movimento, costringendoci, in qualche caso, a “metterci in mezzo” per evitare che, come al solito, ne pagassero le pene i più sprovveduti.
Una volta, a piazza Matteotti, stavamo raccogliendo le bandiere e ripiegando i nostri striscioni per riportarli in sede quando, intorno a noi,
si scatenò l’inferno. La manifestazione si era svolta in modo pacifico e a qualcuno questa conclusione non era andata a genio. La polizia iniziò a caricare e, ovviamente, centinaia e centinaia di giovani iniziarono a correre in tutte le direzioni. Fummo costretti a trasformarci in una vera e propria barriera umana in modo da consentire la “fuga” verso i vicoletti del centro storico, in direzione dell’università. I poliziotti si fermarono e, poi, tornarono indietro. Forse in un’altra situazione ci avrebbero travolto, pestato, arrestato e, quel giorno, fummo soltanto fortunati. Oppure restarono spiazzati dalla nostra risposta decisa ma esclusivamente difensiva, nonviolenta.
Una cosa è certa, in nessuna occasione cademmo nell’errore di confondere un lancio di pietre con l’inizio della rivoluzione.